Lettera di Tommaso Campanella n. 64

(20 settembre 1624) [1]

a cura di Pasquale Giustiniani

A riprova della gran fama di padre Marin Mersenne in tutta Europa, a cui si rivolgevano ingegni di tutta l’Europa per sottoporre testi e chiedere patrocini per l’edizione di scritti, occorre segnalare che anche nell’epistolario del grande filosofo e teologo Tommaso Campanella (Stilo, Reggio di Calabria, 1568 – Parigi 1639), si può leggere una Lettera da Campanella indirizzata “al dottissimo teologo dell’Ordine dei Minimi”.

Tommaso Campanella, dipinto a olio su tela (cm. 68 x 62), eseguito con ogni probabilità a Parigi nella seconda metà degli anni trenta del Seicento da un pittore non ancora identificato, presumibilmente della cerchia di Philippe de Champaigne. – Beauvais, Musée Départemental de l’Oise

Come si ricorderà, il domenicano Tommaso Campanella, a seguito della congiura tramata in Calabria nel 1599 contro il governo spagnolo, fu arrestato e tradotto a Napoli, ove nel 1602 fu condannato al carcere perpetuo. Restò in prigione ventisette anni. In questo periodo riuscì comunque a lavorare e compose gran parte delle sue opere maggiori: la Monarchia di Spagna (1601), la Città del sole (v.), De sensu rerum (1603), Monarchia Messiae (1605), Antiveneti (1606), Atheismus triumphatus (1607), Philosophia rationalis (1619), Quod reminiscentur (1625).

Liberato nel 1626, Campanella fu nuovamente rinchiuso nel carcere del Sant’Uffizio, donde sarà liberato (1629) per la benevolenza di Urbano VIII (che gli aveva fatto dare il titolo di magister e lo teneva come consigliere in fatto di astrologia). Campanella, che scrive a Marin Mersenne dal carcere napoletano (come si ricava dalla nota archivistica in calce alla Lettera), racconta di aver ricevuto la visita di fra’ Antonio Rengolio, il quale gli ha chiesto se avesse ricevuto tre lettere indirizzategli da Mersenne nei mesi precedenti. Ed ecco la sua reazione, quale si ricava da questa importante lettera:

Sono rimasto meravigliato e insieme contento: avevo infatti scritto al conte di Castevilla – il quale mi aveva annunziato che un Padre dell’Ordine di san Francesco di Paola si era preso l’onere di pubblicare i miei libri di Metafisica –, affinché mi dicesse il nome di quel padre, in modo da potergli scrivere e sollecitarlo nelle forme dovute. E tuttavia, né da lui, né dal Padre di Paola avevo ricevuto lettere di risposta, per cui ero assai meravigliato e altresì rattristato. Adesso, invece, mi rallegro in quanto tutto ciò era accaduto non certamente a motivo dell’indifferenza degli amici e patroni, ma soltanto a motivo del pessimo stato delle strade o anche per l’inadempienza dei corrieri. Scongiuro, dunque, la tua Eccellenza venerabile (padre Mersenne), affinché ti degni di scrivermi mediante qualche più sicuro tramite, quale si è mostrato il padre Rengolio; se finora non è stata ancora data alle stampe la prima parte della Metafisica, attendete da me la correzione di bozza, come anche della seconda e terza parte. Similmente, penso che tu abbia anche gli altri commentari, il cui indice ho in precedenza trasmesso all’Accademia della Sorbona e all’illustrissimo di Langres, anzi ti prego fortemente di fartele consegnare dal Conte mio patrono. Se posso fare qualcosa, ti ordino di ordinarmelo; intanto sappi che io sono ammiratore delle tue egregie virtù; difatti il fulgore delle meravigliose verità, che nel tuo risplende e si accresce, non risplende in un ingegno volgare.

Testo orginale della Lettera AL PADRE MARIN MERSENNE IN PARIGI

Napoli, 20 settembre 1624

Admodum reverendo Patri fratri Marino Merseno ordinis Minimorum, theologo doctissimo, salutem plurimam. Heri accessit ad me admodum reverendus Pater frater Antonius Rengolius, quaeritans an tres epistolas admodum reverendae Paternitatis Tuae praeteritis mensibus acceperim. Miratus sum atque una gavisus: scripseram enim ad illustrissimum comitem Castevillani, qui mihi nunciaverat quendam Patrem ex ordine sancti Francisci Paulani onus suscepisse edendorum Metaphysicorum meorum, ut renunciaret quis qualis esset ille Pater, ut possim meis epistolis sollicitare et monere quae oportuisset. Sed nec ab ipso Comite, nec a Patre Paulano deinde epistolium recepi ullum, et quidem mirabar valde contristabarque simul. Nunc laetor quidem, quod non amicorum et patronorum secordia, sed itineris iniuria aut tabellariorum infidelitate ita accidisse intelligo. Obsecro igitur Praestantiam Tuam venerabilem, ut dignetur scribere fideliori tramite, qualiter Pater Rengolius edixerit; et, si adhuc prelo non data est prima Metaphysicae pars, expectetis a me correctiorem illam et secundam tertiamque. Similiter et alios commentarios, quorum indicem ad Academiam Sorbonicam et ad illustrissimum Ligonensem pridem trasmisi, puto te habere; vel ut obtineas a Comite patrono meo te etiam atque etiam rogo. Si quid aliud valeo, iubeas iubeo, meque tuarum virtutum egregiarum amatorem esse intelligas; non enim in vulgare ingenium veritatum mirificarum fulgor affulget, qualis in tuo splendescere ac roborari uti sol in puro crystallo mihi videre video. Vale, meque Domino virtutum et sancto Francisco conterraneo commendato.

Neapoli, die 20 septembris 1624.

Frater Thomas Campanella Ordinis Predicatorum.

Rescribe statim et per omnes tabellarios. Meo nomine comiti Castelvillani salutem dices, omniaque quae ad te scribo communicabis etc.

[A tergo:] Al molto reverendo Padre fra Marino Merseno, teologo dell’ordine di san Francesco di Paola, padrone osservandissimo. In Francia, a…

[1] Da Archivio dei Filosofi del Rinascimento: http://www.iliesi.cnr.it/ATC/testi.php?tp=1&iop=Lettere&pg=64

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